E tutto il resto è cielo
Un pascolo ritagliato tra faggi e betulle, delimitato da due sentieri che legano una fila di baite ciascuno e scompaiono nel bosco, dal quale l’alpeggio emerge come uno sprazzo di verde. Da quest’isola di luce lo sguardo si riempie della cresta del Limidario e del profilo delle cime minori che saltella fino al Giove e poi di colpo si abbassa, fino a indicare un ritaglio del Lago Maggiore, molto in basso. Si può indugiare con gli occhi alla ricerca dei sentieri che raggiungono antichi pugni di baite dispersi nel bosco, oppure seguire il profilo delle coste che scendono ripide verso il fondovalle nascosto sotto il dirupo.
Nel silenzio delle Biuse gli occhi raccontano, senza stancarsi, del bosco, del monte, del lago e del resto.
E tutto il resto è cielo.
Il rifugio fa parte anche della Comunità Basi Agesci – CBA
La Base offre opportunità per attività di servizio (cantiere permanente di miglioramento della base stessa) o di campeggio e/o punto di partenza per escursioni. A tutti i partecipanti si richiede di lasciare una traccia positiva del proprio passaggio a vantaggio di quelli che verranno in seguito.
Ci vuole coraggio per immaginare una base scout in un alpeggio sperduto a 1200 m di quota, senza acqua, senza luce né gas, raggiungibile solo dopo aver percorso in auto tutta la sponda piemontese del Lago Maggiore, aver parcheggiato a Cavaglio ed essere saliti a piedi per due ore circa con lo zaino in spalla. Ci vuole temerarietà a pensare che si possano fare campi scout in un posto dove il materiale si può portare solo con una teleferica, dove il pane arriva ogni due o tre giorni portato a spalla dai capisquadriglia, dove non c’è un posto in piano abbastanza grande per una partita di pallavolo, figuriamoci per due calci al pallone. Non c’è una giustificazione logica alla base della scelta di impegnarsi in un progetto di questo genere, ma probabilmente non è con la logica che bisogna misurare il gusto dell’avventura.
È sufficiente aver passato un po’ di tempo alle Biuse, magari in un pomeriggio d’estate, sdraiati sull’erba a contemplare il paesaggio circondati, e contagiati, dal silenzio della vallata.
Molte cose acquistano così un senso diverso e ci si può accorgere che in fondo bastava un pizzico di incoscienza visionaria, e di quella Gabriele Peroni ne aveva da vendere.
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Un po’ di Storia del Progetto Base Scout “Le Biuse”
La storia “scout” delle Biuse comincia negli stessi anni in cui la Fondazione Brownsea gestiva la base dei campi di specializzazione all’isola di Castelnovate ed era impegnata ad approfondire e sviluppare il progetto “Operazione Kenya”. Erano gli anni ’70 del secolo scorso e tra la Fondazione e il gruppo scout Gallarate 1° esisteva una stretta collaborazione, quasi un’identificazione, facilitata dalla circostanza che i capi del gruppo erano anche personalmente impegnati nei progetti della “Brownsea”. L’alpeggio delle Biuse aveva perso già da diversi anni la sua funzione di pascolo estivo e le baite erano quasi tutte abbandonate. Quando gli scout cominciarono a frequentare il luogo e a guadagnarsi simpatie ed amicizie, alcuni residenti giudicarono che fosse meglio affidare agli scout i loro rustici piuttosto che lasciarli all’abbandono e alla rovina.
Nel 1980 la Fondazione divenne così proprietaria di tre baite e dei terreni annessi e l’idea di farne una base per attività scout fu subito fatta propria dal gruppo. Il progetto di ristrutturazione prevedeva la sistemazione della più grande delle tre baite e un primo ciclo di interventi fu effettuato nei primi anni ’80 dai ragazzi della Comunità R/S, grazie al quale la baita fu dotata di una nuova pavimentazione interna.
Negli anni successivi però il progetto venne praticamente abbandonato, soprattutto per l’evidente sproporzione tra il fabbisogno di mezzi ed energie che sarebbero serviti e le effettive possibilità di intervento di un singolo gruppo scout, impegnato in quegli anni in un delicato processo di crescita. Iniziava allora, con un cambio generazionale tra i capi, il distacco del gruppo scout dalla Fondazione, le cui iniziative cominciarono ad apparire lontane, se non addirittura estranee. Lo stesso progressivo distacco riguardò l’isola e le Biuse, e anche se l’alpeggio continuò ad essere meta di attività, i lavori di ristrutturazione vennero abbandonati, anche perché ci si trovava di fronte ad interventi, come la manutenzione del tetto, che andavano ben oltre le possibilità di intervento e di finanziamento di un gruppo scout.
La situazione era destinata a cambiare solo nel 2001, quando Guido Monti divenne presidente della Fondazione Brownsea. Da sempre convinto sostenitore della validità del progetto Biuse, Guido si prodigò per riportare in vita il vecchio sogno della base scout. Nei venti anni trascorsi molte cose erano cambiate. Alcune in meglio: una strada carrabile permetteva di raggiungere l’alpeggio, abbreviando così i tempi di trasporto e facilitando una serie di questioni logistiche. Altre cose erano rimaste inalterate: la stima e l’amicizia dei residenti, cosa che permise alla Fondazione di entrare nel consorzio ed ottenere così il permesso di transito per la nuova strada che collega direttamente Gurrone alle Biuse.
Altre però erano peggiorate: il tetto della baita era crollato e questo significava che l’iniziale intervento di manutenzione avrebbe dovuto diventare una vera e propria ristrutturazione, anzi, una ricostruzione. Rimanevano infine tutte le vecchie perplessità, soprattutto la carenza di un numero sufficiente di volontari competenti disposti ad un lavoro continuativo e il problema del reperimento dei fondi necessari ad un intervento così strutturale.
Il primo frutto dell’instancabile e tenace opera di propaganda di Guido fu la formazione di un piccolo gruppo di volontari, quasi tutti provenienti dalla comune esperienza dello scautismo nel gruppo di Gallarate. Un passo alla volta, all’inizio molto lentamente, il sogno cominciò a prendere forma. L’acquisto di un mezzo fuoristrada che assicurasse facilità di collegamenti fu il primo segno della determinazione ad andare fino in fondo, anche se in quel momento la base scout non era che una baita diroccata in mezzo ad un bosco. Un ruolo tutt’altro che secondario fu svolto, anche nella prima fase, dalle unità scout, invitate a prestare la loro collaborazione negli interventi più semplici, come quando si trattò di procedere alla demolizione dei muri della baita, la cui stabilità era stata compromessa dal crollo del tetto. Il “cantiere scout” diventò una delle caratteristiche del nuovo progetto Biuse: rovers e scolte potevano fare esperienza di strada, comunità e servizio nello stesso luogo, in una base scout ancora quasi tutta da immaginare, ma già operativa per quanto riguardava l’organizzazione, l’ospitalità e l’assistenza fornita dai volontari della Fondazione. La parte più onerosa del progetto, consistente nella costruzione ex-novo della baita, fu realizzata da maestranze professioniste, il cui costo fu finanziato dalla Fondazione anche attraverso eventi di autofinanziamento. Anche da questo punto di vista la presenza di Guido Monti si rivelò fondamentale, dal momento che in più di un’occasione provvide ad onorare di tasca propria le scadenze di pagamento dell’impresa.
Nel 2009 la posa del tetto rappresentò la fine della parte più onerosa e difficile del progetto. La struttura della baita, anche se ridotta ad un guscio di mattoni, appariva orgogliosa in mezzo alle betulle e indicava che il sogno si stava per concretizzare. I lavori di completamento sono stati presi in carico dalla pattuglia di volontari della Fondazione, che nel frattempo è andata allargandosi. Nel 2014 La base scout “Alpe Biuse” è entrata a far parte della Comunità Basi AGESCI, il consorzio che coordina le basi scout nazionali. L’ingresso nella CBA e la grande visibilità acquistata attraverso i moderni canali di comunicazione hanno consentito alla base di essere conosciuta in tutta Italia. Mentre proseguono i lavori di abbellimento delle strutture esterne (bivacco, angolo preghiera, piazzole tende, etc…) la baita è già dotata di una cucina funzionale, acqua corrente, acqua calda, servizi igienici interni ed esterni, corrente elettrica, riscaldamento a camino, letti a castello. Alla fine del 2016, quindi, la base può dirsi completamente operativa e in grado di ospitare unità scout garantendo un soggiorno agevole per gruppi di circa 20 persone.
In un pomeriggio di fine inverno del 2015, mentre scendeva dalle Biuse, Guido Monti accusava i sintomi del male cresciuto di nascosto nella sua testa e che in poche settimane lo avrebbe portato alla Casa del Padre. Non ha fatto in tempo a vedere il completamento dei lavori, se ne è andato nel tempo in cui la speranza diventava certezza e sempre più vicina sembrava la realizzazione del sogno.
Nessuno più di lui ha incarnato il celebre detto di Baden-Powell:
Guardate lontano, e quando credete di guardare lontano, guardate ancora più lontano.
La base scout “Alpe Biuse” è la sua eredità più preziosa, non tanto quella fatta di mattoni e sassi, bensì quella fatta di speranza, amicizia, generosità e fede incrollabile nei principi dello scautismo.
Per dare forma al sogno ci voleva un grande sognatore.
Grazie Guido.